“Forse alcuni umani sono mutati e hanno un nuovo senso, un senso spirituale e percepiscono un mondo che è proprio sopra di noi e ovunque, proprio come la luce per quei vermi.”
Tremate! Tremate! Le streghe son tornate! E in questo caso sotto le sembianze del vostro cinefilo preferito. Il naso c’è. Cosa vi proporrò dopo questa lunga pausa dalla rubrica, in pieno clima Halloween? Mi sarebbe piaciuto terrorizzarvi con una bella recensione sulla serie televisiva “I Medici” in onda queste settimane sulla Rai, ma sarebbe stato troppo. Vedere il povero “Robb Stark” che muove le labbra a vuoto a causa di un doppiaggio scellerato fa male. Mi sembra ingiusto infierire, soprattutto dopo quello che ha passato con “Games Of Thrones”.
La mia proposta è invece “I Origins“, film drammatico-fantascientifico del 2014 diretto da Mike Cahill. Il protagonista è Ian Gray (Michael Pitt), pragmatico dottorando in biologia molecolare, immerso nei suoi studi sull’evoluzione dell’occhio umano a tal punto da passare gran parte della sua giornata in laboratorio. Ma ad Halloween, deciso a fare uno strappo alla regola, si unisce ad una festa in maschera dove conosce l’intrigante e misteriosa Sofi della quale s’innamora all’istante. Dopo averne immortalato lo sguardo con una fotografia, Ian inizia un rapporto sessuale con Sofi, che nel bel mezzo dell’amplesso lo lascia e si da alla fuga. In seguito ad una complicata ma fortunosa ricerca i due riescono a ricongiungersi, potendo così esprimere tutto il loro amore convolando segretamente a nozze pochi giorni dopo. Ma la tragedia è dietro l’angolo (e come te sbagli?). Da qui, senza dirvi di più, inizia la ricerca per dimostrare che la reincarnazione esiste e che gli occhi sono l’unico elemento per comprovarla.
Se la trama non vi dice molto è perché non ho voluto svelarvi troppo del film. Ma “I Origins” è prima di tutto un film dolce, riappacificante, che andrà a sfiorare delicatamente le corde più sensibili del vostro animo. Così come è delicata la colonna sonora, composta da un mix di brani incredibilmente variegato ma allo stesso tempo che sembrano nati per vivere insieme. Veniamo stuzzicati dagli intriganti “beat” elettronici di “Driveless Car” dei Fall On Your Sword, incantati dal canto indie rock delle sirene di “Dust It Off” dei The Dø, conquistati da “Life In a Glass House” dei Radiohead. E quando siamo convinti di avercela fatta, di esser usciti dalla tempesta di emozioni sani e salvi sulla nostra zattera ecco arrivare l’onda perfetta, alta 20 metri, dinanzi alla quale non possiamo che attendere pietrificati l’impatto: Motion Picture Soundtrack! Ci travolge, ci sommerge, ci porta dove vuole lei, inutile lottare. Le parole di Thom Yorke, che suonano come una malinconica ninna nanna, ci riporteranno a riva. Vivi eh, ma sicuramente scombussolati.