Da piccola c’era un’usanza: ogni domenica, verso le ore 13.45 circa, quando il pranzo “del zorno del Signor” era finito (al nord siamo soliti iniziarlo alle 12.30), nonna portava a tutti noi nipoti un sacchettino trasparente stretto in un nastrino rosso contenente quattro/cinque baci di dama: diceva che portavano fortuna. Solo più tardi ho realizzato che nonna spacciava per amuleti fortunati dei tristi e paffuti finti Ringo mignon. Ma, a differenza dei più inflazionati, bicolor, saporiti e famosi parenti biscotti Pavesi, i baci in questione stuccavano al secondo morso, non ti facevano vincere alcun autografo del tuo calciatore preferito e non ti aiutavano in nessunissima raccolta punti: ecco perché, crescendo, la tradizione parentale è stata brutalmente abbandonata.
Excursus autobiografico a parte, la scorsa domenica stavo passeggiando per le vie del centro e tra file di fedeli in attesa, mezzi incredibilmente funzionanti ed enne Papi presenti contemporaneamente, ho scoperto per caso la Bottega Bocca di Dama (che nulla ha a che fare con i biscotti di cui sopra). Si tratta di un localino piccolo, accanto a Largo Argentina, pieno di delicatessen, sfiziosità e gusti di vero gelato artigianale. Nonostante il mio solito cono pistacchio e cioccolata mi abbia sporcato anche stavolta non solo la maglietta, ma addirittura i jeans appena usciti dalla lavatrice, non potevo non sorridere alle mie papille zampettanti dopo quell’orgasmo dolciario: era da tempo che non mangiavo un gelato così.
Ergo: da provare, immediatamente.