Matteo Bennati

Ciao Matteo! Come stai? Che ci racconti di bello?
Ciao. Sono rilassato e in forma per l’inizio di un nuovo progetto a cui sto lavorando. Sono tornato da poco dalle vacanze, che mi hanno aiutato a riordinare le idee e a capire quanto tempo ci vorrà per chiudere alcuni progetti.

Cominciamo con un po’ di presentazioni…di cosa ti occupi e quali sono stati i tuoi inizi?
La mia passione per la scrittura è nata negli anni del liceo, l’Istituto di Cinema e Televisione “R. Rossellini” dove mi sono diplomato in Tecnico del Suono.
Lì sono esplose le mie passioni per la musica, il cinema e la scrittura. Era un ambiente dove molte persone esprimevano artisticamente la loro personalità ed io anche mi sono iniziato ad esprimere, sopratutto con le parole.
Iniziò tutto con un incontro organizzato dal liceo, con Nanni Balestrini del “Gruppo ’63”, poeta d’avanguardia e autore di poesie sperimentali, leggendo la sua biografia e vedendo alcune sue opere lessi che fu il primo poeta ad usare il computer per comporre una poesia, in quegli anni era appena esplosa l’era dei blog in Italia e quindi ne aprii uno e cominciai a scrivere.

Nel mondo letterario il tuo nome è legato davvero a numerosi premi. Quanto sono stati importanti per te e quanto hanno rappresentato un concreto aiuto per finanziare il tuo lavoro?
Sono stati importanti sopratutto nella mia adolescenza, perchè cercavo delle conferme in quello che stavo scrivendo.
Ad oggi, che ho deciso di pubblicare solo online, tramite il mio blog, non sento più questa necessità, qualche anno fa ho partecipato a vari premi, con poesie singole o con le due raccolte che ho pubblicato, “Splenalgia” e “Non c’è morte più violenta del crescere”, quest’ultima pubblicata a marzo dalla Fondazione Mario Luzi.
Credo che negli anni la mia poetica sia cambiata, parlo di molti altri argomenti ed ho iniziato varie sperimentazioni letterarie, anche per questo mi sono allontanato dai premi e dai concorsi, che economicamente non hanno influito e non sono stati aiuti concreti alle mie pubblicazioni.
Proprio per questo, penso che in questo periodo storico ci sia molta confusione artistica, dispersione e poco interesse generale nel mondo degli emergenti, dalla pittura, alla poesia, al cinema, e penso che è un mondo che va preso in considerazione e nel quale i governi e gli addetti alla cultura dovrebbero investire e tutelare.

Se svegliandoti la mattina potessi reincarnarti nel corpo di uno scrittore famoso, chi sceglieresti?
Questa è una domanda difficile, diciamo che se possibile mi reincarnerei in diversi fasi storiche ed in diversi personaggi.
Per primo, Fëdor Dostoevskij, mentre scriveva “Memorie dal sottosuolo”. Qualche anno dopo in Louis-Ferdinand Céline alle prese con “Viaggio al termine della notte”, ed in ultimo Jack Kerouac con le mani sulla macchina da scrivere digitando le ultime righe di “Sulla strada”.
Sono tutti personaggi che mi proposero come letture al liceo, in mezzo a tante, ma furono quelle che mi folgorarono maggiormente.
In parte però, anche la poesia-canzone di De André ha fatto parte del mio modo di scrivere, e tutt’ora rimane tra i miei poeti contemporanei più amati.

Nella tua vita non c’è spazio solo per la letteratura ma anche per la macchina da presa… infatti ho sentito di un documentario molto interessante che stai preparando. Ce ne parli un pò?
È da circa un anno che mi sono avvicinato alla così detta “Settima Arte”, ho iniziato girando piccoli reportage, l’ultimo girato a maggio di questo anno, dal titolo “Fatti gli spazi tuoi”.
Ad oggi sto lavorando ad un documentario su Pasolini. Un anno fa ho partecipato a vari eventi su Pier Paolo Pasolini organizzati dallo Spazio Anarchico “19 Luglio”, proiezioni e dibattiti con personaggi che lo hanno conosciuto o ci hanno lavorato. Una di queste persone è in possesso di una registrazione audio inedita del 1975, nella quale Pasolini parla per mezz’ora e dà le sue impressioni sulla società dell’epoca, sulla sua vita artistica, auto-criticandosi e spiegando alcune delle sue opere. Partendo da quest’audio vorrei fare un documentario su Pasolini, nel quale si parla e parla Pasolini, dando molto spazio al suo modo di scrivere e fare cinema, raccontato sopratutto dalla sua voce, eviterò del tutto di parlare della sua morte e di eventuali cospirazioni, proprio per omaggiare l’arte di uno dei maestri del cinema italiano e uno dei più grandi scrittori della letteratura italiana.

Sei nato a Roma e vivi qui. Dicci una cosa che ami e una che odi di questa città.
Roma, bella e perfida. Bella perchè dovunque vado, all’estero o in Italia vedo le persone che alla parola Roma hanno uno sguardo affascinato, non resistono a non esprimere quanto sia bella, caratteristica, particolare. Perfida perchè male organizzata, unica capitale mondiale con 2 Metro e mezzo. Tutti in macchina con la pretesa di parcheggiare sempre e in qualsiasi quartiere. Zero piste ciclabili e le poche che ci sono non sono buone. Affitti e prezzi delle case alle stelle, costo della vita alto. Un turista che gira per la città si rende conto di quando sia organizzata male ed anche di quanto sia una delel città più belle del mondo.
È una città che ti dona emozioni e magnifiche visioni, ma ad un prezzo alto se così si può dire.

Progetti futuri e sogni nel cassetto?
Ho partecipato al bando della Regione Lazio “Torno Subito” e sono tra i vincitori, il progetto che ho proposto è sull’archiviazione, restauro e tutela dei reperti audio video all’interno delle Mediateche.
A novembre inizierò un tirocinio presso la Cineteca di Bologna, dove apprenderò tecniche innovative per poi tornare a Roma e metterle in pratica presso la mediateca della Scuola d’arte Cinematografica Gian Maria Volontè.
Non ho un preciso sogno nel cassetto, ma vorrei poter sempre realizzare le mie idee e progetti artistici.

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