In occasione della mostra “1943-1944 IL SUD TRA GUERRA E RESISTENZA” abbiamo fatto quattro chiacchiere con Nicola Oddati, il suo curatore.
Ciao Nicola, come stai? Che ci racconti di bello?
Finalmente dopo una lunga gestazione é nata la mostra 1943-1944 IL SUD TRA GUERRA E RESISTENZA.
Sei il curatore della mostra recentemente inaugurata presso il Complesso dei Dioscuri al Quirinale dal titolo “Millenovecento 43-44. Il Sud fra Guerra e Resistenza”. Come nasce questo progetto?
Il progetto nasce già da alcuni anni, quando con alcuni folli amici mettiamo su l’associazione Parco della memoria della Campania e, contestualmente il Museo dello sbarco e di Salerno Capitale inaugurato nel settembre 2012 dall’allora sottosegretario ai rapporti col parlamento Giampaolo D’andrea, con il quale ho avuto l’onore di condividere lo stesso maestro: Gabriele De Rosa.
In un successivo incontro con D’andrea, nasce l’idea di allargare il discorso di Salerno a tutto il centro sud, in occasione dei settanta anni della Resistenza.
Dall’inizio, più di un anno fa, è stato individuato il Luce come partner e il suo AD e Presidente Roberto Cicutto, appena informato del progetto, ha immediatamente condiviso l’iniziativa. Senza il Luce e le sue enormi professionalità, la mostra non sarebbe mai potuta nascere.
Il Sud è il protagonista assoluto di questo percorso espositivo, tra immagini inedite provenienti dai National Archives di Washington e dall’Archivio storico dell’Istituto Luce. Qual è l’obiettivo principale che la mostra si pone nei confronti del visitatore?
La mostra rappresenta, al di là delle polemiche storiche ancora oggi esistenti, il racconto di un anno della tragica seconda guerra mondiale di quello che avviene nel centro sud dell’Italia. Non un racconto enfatico e rivendicativo, ma descrittivo di avvenimenti, che raccontano come il centro sud non è un corpo separato dal resto dell’Italia, ma che contribuisce in modo non secondario alla nascita della Repubblica nata dalla Resistenza.
Ci troviamo a settant’anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, quale episodio raccontato all’interno della mostra è quello che più ti ha colpito nel profondo?
Non esiste il singolo episodio, ma una serie di argomenti che ci hanno spinto ad organizzare la mostra:
I bombardamenti Alleati, non strategici, ma indiscriminati, che hanno arrecato al sud il 60% dei caduti e dei danni.
Le Am-Lire, la moneta di occupazione Alleata che ha portato al centro sud una inflazione sei volte superiore al nord.
Le stragi e le violenze, non solo naziste; ancora oggi non del tutto conosciute.
Il cinema, che prima degli storici ha, con oltre 47 film, trattato i temi della mostra.
Il concepimento della nostra Costituzione, che avviene, con decisione unanime di tutti i partiti a Salerno, con il Governo Bonomi che promulga la legge che dice: “Dopo la liberazione del territorio nazionale, le forme istituzionali saranno scelte dal popolo italiano che a tal fine eleggerà, a suffragio universale diretto e segreto, una Assemblea Costituente per deliberare la nuova costituzione dello stato”.
Pensi che “Millenovecento 43-44″ possa essere un’occasione anche per un pubblico più giovane di scoprire aspetti interessanti e al tempo stesso dolorosi della nostra storia nazionale?
La mostra è, principalmente, diretta ai giovani, perché riteniamo che la storia, più che fatti e date serva a dare la memoria, che forma cittadini consapevoli e non vuoti consumatori, il fine che sembra la società odierna persegua.
Molti sono anche gli incontri e conversazioni collaterali che partono dalle suggestioni della mostra. Puoi ricordare ai nostri lettori le prossime date?
Tre sono gli incontri che si terranno nello splendido auditorium dei Dioscuri, che ospita la mostra.
Il 20 novembre il regista Gianni Amelio e lo storico Pietro Cavallo affronteranno il tema Cinema e Resistenza.
Il 27 novembre gli storici, tra i massimi esperti del periodo, affronteranno i temi della mostra.
L’11 di dicembre vi sarà l’anteprima del docu-film Terra bruciata di Luca Gianfrancesco, che racconta le stragi del casertano, che causarono oltre 1000 morti.
Progetti futuri?
Più che progetti futuri un sogno. La mostra, come si vede, è molto ambiziosa e bisogna vedere se per i visitatori, pur nei limiti e nella difficoltà di una rappresentazione espositiva, sia riuscita a rappresentare, sia pure in parte, quello che si è tentato di raccontare.
Il sogno: se la mostra avrà successo è che dopo la chiusura a Roma (30/12/2015) venga replicata in più posti in Italia.