Ho sempre avuto una passione spropositata per gli hotel, una sorta di feticismo neanche troppo velato.
Che va oltre la chiara attrattiva di una camera, o di un letto di hotel.
Parte dalla hall, e si insinua tra ascensori, scale e corridoi, per arrivare a terrazze, ristoranti e bar.
Di conseguenza, sono sempre stato un attivo sostenitore di quell’abitudine tutta europea – e ancora poco sviluppata a Roma – di frequentare gli hotel anche quando non vi si alloggia, soprattutto quando sono nella mia città (anche se, lo ammetto, è capitato anche quello).
Una cena in terrazza, un aperitivo nel bar all’ultimo piano, un caffè consumato velocemente su una comoda poltroncina nella hall, prima di un appuntamento di lavoro.
L’Exedra è uno dei pochi hotel a Roma che ha esteso il concetto di accoglienza anche ai non residenti, soprattutto grazie allo storico bar/ristorante/champagneria Tazio, e grazie a Niko Sinisgalli, l’uomo dietro ai suoi fornelli – e dietro ai suoi forni, abbattitori, frigoriferi, insomma, a tutto ciò che si trova in cucina.
Da pochi giorni, Tazio ha introdotto il pranzo a buffet: ovviamente alla maniera di Niko, con materie prime selezionate, prodotti interamente artigianali – per quanto mi riguarda, avrei pranzato anche solo con i panini appena sfornati, la selezione di formaggi e le mostarde della casa – e una vasta varietà di portate.
Ideale per quello che potremmo definire un “pranzo veloce ma con calma”, il tempo di assaporare ogni piatto e ogni ingrediente, e lasciarsi trasportare per un istante indietro nel tempo dall’atmosfera del locale, tra i ricordi di una Dolce Vita che, pur essendo scomparsa, ogni tanto fa piacere riassaporare.
Ecco, direi che è indicato per chi non ha fretta di tornare in ufficio dopo mangiato, e per chi ha un giorno libero infrasettimanale e lo vuole passare a fare il turista nella propria città, attività sempre molto consigliata, soprattutto in questi giorni di festa.
Ed è necessario per chi, come me, è afflitto da una forma di feticismo degli hotel.